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Il film è stato totalmente girato all'interno del teatro di posa numero 5 di Cinecittà, in cui furono ricreate l'atmosfera e le luci del XVIII secolo.
Un'operazione riuscita come il coevo Barry Lyndon di Stanley Kubrick che invece fu girato totalmente in esterno. Fellini diceva: Kubrick ha dilatato il 700 in inquadrature vastissime, io invece ho fatto l'operazione inversa: l'ho compresso in ambienti piccoli.
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Ciò che colpisce subito l'occhio dello spettatore sono gli ambienti vistosamente e volutamente artificiali, dove spesso si percepisce la presenza di fondali dipinti e perfino l'uso della plastica, come quando si ricreano ambienti marini e tempeste.
D'altro canto invece notiamo l'accurata fattura dei costumi dell'epoca, estremamente sontuosi e realisti, che valsero il Premio Oscar nel 1977 a Danilo Donati.
Il film si basa su Histoire de ma vie[2] del Casanova e su La storia della mia fuga dalle prigioni. Molti passaggi sono riportati tali e quali dai racconti autobiografici del Casanova, e il film ne rispetta lo spirito e i dati storici. Ce ne dà la conferma il personaggio di Casanova, per il quale Fellini, dopo una lunga ricerca, scelse Donald Sutherland. Infatti, il viso dell'attore è stato rifatto per intero, per farlo assomigliare il più possibile al famoso ritratto del vero Casanova, un disegno del suo profilo fatto a matita, eseguito dal fratello Francesco, che rimane sicuramente il ritratto più attendibile di Giacomo.